Ho appena visto il video di
Marco Montemagno intitolato “Ha ancora senso andare in ufficio? Ha ancora senso
l’ufficio?” (trovate il video alla fine, oppure il link: https://www.youtube.com/watch?v=jkt9gxY8U68 ) e devo ammettere che mi ha subito suscitato
reazioni e pensieri, perché alla fine è una domanda che mi sono posto molte volte
negli ultimi due anni e mezzo in cui ho lavorato quasi al 100% da casa.
Sì, perché nel corso di
questo tempo, in cui il lavoro da casa è passato dall’essere un’imposizione all’essere
una scelta ed ora una scelta parziale almeno fino al prossimo cambio di
scenario, ho cambiato più volte idea e alcune delle cose dette da Montemagno
sono state anche mie riflessioni.
Il video parte da alcune
riflessioni di Brian Chesky, CEO di Airbnb e co-fondatore, sui pro ed i contro
del lavoro da casa e considerando la situazione di Airbnb che negli USA consente
di lavorare da remoto il 100% del tempo ed addirittura fino ad un massimo di 3
mesi all’anno anche fuori dagli USA acquistano un differente valore.
In sostanza i principali
vantaggi che Chesky vede in un lavoro in ufficio sono:
o Per alcuni lavori recarsi in un posto diverso dalla propria casa è indispensabile e quindi in questi casi ci deve essere un “ufficio” (per esempio ospedali, ristorazione, etc etc);
o Socializzazione ed umanizzazione al contrario dell’isolamento in cui si può finire lavorando da casa, dove grazie ai nuovi strumenti informatici regna il “vicino ma lontano”;
o Alcuni studi suggeriscono che la presenza fisica in ufficio incentivi idee creative (è il caso di Apple), ma questo è valido solo se c’è un certo tipo di contatto e di scambio in ufficio;
o Quando non ci sono le condizioni fisiche o mentali per lavorare da casa da soli per un tempo prolungato.
Gli svantaggi, poi, più sensati
del tornare in ufficio sono i seguenti:
o Molti lavori si fanno da un portatile e quindi non ha senso stare in ufficio per poi lavorare davanti al proprio monitor tutto il tempo in call – questa è la ragione per cui molte aziende, tra cui la mia, stanno adottando un modello ibrido che alterna giorni di presenza in ufficio a giorni di lavoro in remoto;
o Non credo che creatività ed innovazione siano così favoriti dal lavoro in presenza, anche se alcuni studi mostrano che la creatività ha una curva discendente lavorando da soli per molto tempo. Per due ragioni soprattutto, primo dipende dal tipo di ambiente lavorativo in cui si lavora e poi molto dipende anche dagli strumenti informatici a disposizione;
o
Tornare in
ufficio poi potrebbe avere (in contesti lavorativi dinamici) un effetto
negativo sulle opportunità lavorative che lavorando da remoto offrono la
possibilità di lavorare in pratica per chiunque (altro lato della medaglia però
è che più possibilità corrispondono anche a più concorrenza da parte di persone
comunque molto preparate ma che magari lavorano da Paesi dove il costo del lavoro
è molto più basso)
Io per esperienza personale aggiungerei un enorme vantaggio e due svantaggi dal lavoro da remoto al 100%:
- Il vantaggio è sicuramente quello di aver reso il lavoro dipendente molto vicino al lavoro autonomo, nel senso che, in contesti più illuminati, si lavora per task e si dà la libertà in termini di tempo al dipendente. Insomma ci si sta sempre più svincolando dal famoso 8-17. Per me questo è un gran vantaggio perché ho sempre preferito lavorare la mattina molto presto ed ora posso farlo ed al contempo posso prendermi qualche spazio in più nel corso della giornata lavorativa standard;
- Passando agli svantaggi: preclude a tutta una serie di incontri casuali che possono essere la rampa di lancio (o rilancio) di una carriera. Non dimentichiamoci che per molti lavori definiti “d’ufficio” la socialità e le conoscenze personali, nel senso buono del termine, danno un buon contributo alla crescita ed al successo di una carriera;
- Lavorare da casa rende ciechi a tutte le dinamiche lavorative e di sviluppo che stando in ufficio non passano inosservate. Quindi, se in alcuni contesti, si vogliono spingere e sviluppare sempre le stesse persone, in un contesto di smart working al 100% queste dinamiche anti-meritocratiche possono diventare invisibili e senza limite.
La soluzione forse potrebbe
essere la flessibilità totale e far diventare l’incontro in ufficio un momento
diverso dal resto più “immersivo” svolto allo scopo di ottenere un risultato
diverso dal lavoro usuale.
Vedremo nei prossimi mesi
come si evolverà la cosa. E voi che ne pensate?
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