Oggi voglio dedicare il coffee break ad una forma d'arte legata al cinema.
Lo spunto mi è venuto sentendo,
come ogni settimana, la puntata del PODCAST di Cinefact (https://www.cinefacts.it/), se mai qualcuno della redazione di Cinefact dovesse capitare su questa
pagina vi ringrazio per le 2/3 ore settimanali a base di cinema e chiacchiere
in relax che mi regalate ogni volta.
Nella puntata numero 152,
infatti, hanno parlato della storia dietro una serie di locandine cinematografiche
fatte in Ghana da artisti locali per pubblicizzare i film che venivano
proiettati dai “cinema mobili” negli anni 80 e 90 e che oggi sono diventate
famose nell’ambiente dei cinefili grazie all’interesse di un gallerista d’arte
di Chicago che li ha fatti conoscere al mondo ed ha iniziato anche a venderli. Potete
trovare alcune di queste locandine cercando in rete “Deadly Prey Gallery” o anche
sulla pagina Instagram.
Il bello di queste locandine
è che sono molto particolari e richiamano in maniera non troppo fedele il film
che pubblicizzano. Le immagini sono sempre molto colorate, piene di azione ed a
volte anche qualche particolare non presente nei film; ricordiamoci che lo
scopo di queste locandine era quello di attirare pubblico al cinema ed a volte
lo si faceva anche mentendo.
Ma per tornare alla
storia di queste locandine bisogna andare alla fine degli anni '80 quando le
imprese di cinema mobile stavano fiorendo in Ghana, portando proiezioni di film
nei villaggi e nelle aree rurali senza teatri o elettricità. Questi "video
club" improvvisati - di solito composti da un generatore diesel, un
videoregistratore e una TV o un proiettore caricati su un camion - viaggiavano
per il Paese mostrando i blockbuster di Hollywood e Bollywood, così come i film
dell'Africa occidentale.
Per attirare gli
spettatori, i video club avevano bisogno di pubblicizzare le loro offerte. Ma
non avevano i poster originali dei film, o i mezzi per stampare alternative - i
governanti militari del paese avevano persino limitato l'importazione di
macchine da stampa.
Così iniziarono a farsene
da soli, commissionando ad artisti locali di dipingerli a mano su sacchi di
farina usati.
I manifesti da allora
hanno fatto parlare di sé nel mondo dell'arte, con i primi originali che valgono
cifre elevate per i collezionisti.
Come dicevo, le opere
sono famose per il loro stile sgargiante ed esuberante, pieno di muscoli,
sangue e caratteristiche esagerate.
Erano progettati per
vendere biglietti del cinema, si trattava di far passare la gente attraverso le
porte, quindi l'atmosfera era davvero quella di cercare di rendere ogni poster
il più unico possibile, per non dire il più pazzo possibile.
Occasionalmente, come potete
vedere sulla loro pagina Instagram, gli artisti si prendevano licenze creative
raffigurando eventi che non erano nei film.
Negli anni '90, all'apice
del business dei club cinematografici, diverse dozzine di artisti erano
impiegati per produrre i poster ed i nomi più popolari - o i loro pseudonimi – includevano
Joe Mensah, Nyen Kumah, Leonardo, Socrates, Death is Wonder, Frank Armah e D.A.
Jasper.
La domanda di poster di
video club in Ghana ha iniziato a morire a metà degli anni 2000, quando la
visione domestica è diventata più diffusa e la stampa è diventata più pratica
rispetto alla commissione di opere d'arte originali, che richiedevano giorni
per essere realizzate. Da allora, molti artisti hanno abbandonato il commercio,
ma alcuni hanno mantenuto viva la tradizione e ora lavorano su commissione,
facendo copie di manifesti originali o dipingendo completamente nuovi di film
vecchi e nuovi.
Nel 2015, Brian Chankin ha aperto la Deadly Prey Gallery, uno studio con sede a Chicago che lavora con artisti ghanesi. I prezzi per i poster commissionati variano da 300 a 600 dollari, e i più richiesti sono quelli dei grandi blockbuster d'azione degli anni '80 come Predator, Terminator, qualsiasi cosa con Kurt Russell, qualsiasi cosa con Jean-Claude Van Damme e l'horror è probabilmente il genere più popolare.
In conclusione, ho deciso
di parlare di questa storia perché mi ha colpito molto per varie ragioni,
sicuramente per l’ingegno umano che si sa, appunto, ingegnare nelle situazioni
più difficili e nel farlo può arrivare a creazioni originali che superano lo
scopo per cui erano state pensate.
Altra ragione è
sicuramente il piacere di scoprire una forma d’arte proveniente dall’Africa che
diventa cult nel resto del Mondo e che conferma la mia idea che il continente
africano se avesse i mezzi potrebbe dare un contributo all’arte ed alla cultura
“di massa” molto più rilevante di quanto fa.
Ed infine ultimo spunto è
legato all’importanza del cinema, come mezzo di comunicazione ed in generale
forma d’arte, che riesce a stimolare ed ispirare a sua volta altra arte e
creatività anche in contesti diversissimi.
Link:
https://deadlypreygallery.com/
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