I dodici principi dello stoico
- Evitare reazioni affrettate
- Ricordarsi della
transitorietà delle cose
- Scegliere obiettivi in
nostro potere
- Essere virtuosi
- Prendersi un momento e
respirare profondamente
- Mettere i problemi in
prospettiva
- Parlare poco e bene
- Scegliere in modo accorto le
proprie compagnie
- Rispondere agli insulti con
l’umorismo
- Non parlare troppo di sé
- Parlare senza giudicare
- Riflettere sulla giornata
appena trascorsa
Lo stoicismo è una filosofia.
Su questo non ci sono dubbi.
Dopo aver letto un breve libro sull’argomento, Come essere stoici di Massimo Pigliucci, ho deciso di
affrontare il tema non come ho fatto in passato sui banchi di scuola ma in
maniera più pratica – provando a seguire nella vita di tutti i giorni i
principi base dello stoicismo. Lo spunto viene da un libro di Massimo Pigliucci
e Gregory Lopez “Stoicismo, Esercizi spirituali per un anno”.
E quindi ho voluto studiare i principi generali dello stoicismo, che ora
cercherò di riassumere molto brevemente qui di seguito.
Lo stoicismo può aiutare ciascuno di noi ad affrontare “con filosofia”
alcune questioni fondamentali della vita come, ad esempio, l’approccio da
tenere nei momenti difficili oppure come prepararsi al meglio alla morte.
Comunque, esistono alcuni principi chiave. Sono cinque:
- Esistono
cose nella vita che dipendono da noi e su cui dobbiamo sforzarci e cose
invece che non sono in nostro potere per cui è inutile preoccuparsi, ma
che è fondamentale saper riconoscere.
- Ogni cosa
ha una causa e tutto si svolge sempre secondo processi naturali.
- L’unica
cosa che ogni essere umano deve perseguire è la virtù, tutto il resto si
divide in due grandi categorie: indifferenti preferibili (come salute,
amicizia, amore o anche ricchezza) ed indifferenti non preferibili (come
malattia, la morte di un caro, la povertà). Comunque, solo grazie alla
virtù si raggiunge la tranquillità d’animo.
- La propria
vita si deve condurre comprendendo la natura del mondo, i suoi meccanismi
e come comprendere l’una e gli altri.
- Infine, lo
stoicismo è una filosofia interlocutoria. Non c’è una certezza assoluta. È
tutto soggetto a discussione, cosa molto interessante a mio parere.
Le discipline stoiche delineate da Epitteto sono tre e sono divisi in queste
tre categorie:
- Disciplina
del desiderio: riguarda la sfera del desiderio come dice appunto il nome e quindi
indica cosa è opportuno o meno desiderare ed anche cosa si può desiderare perché
in nostro potere.
- Disciplina
dell’azione: anche qui il nome è parlante. Indica come ci si deve comportare e
come condurre le nostre vite. Che comportamento ha senso tenere nel mondo.
- Disciplina
dell’assenso: quest’ultima invece si riferisce alle circostanze che ci capitano ed
a come bisogna reagire ad esse senza seguire sempre le prime impressioni.
Disciplina del desiderio
I concetti chiave di questa categoria sono pochi ed importanti:
- Per prima cosa capire quali cose sono in nostro potere e quali invece non lo sono. Infatti, uno dei concetti più importanti di Epitteto è proprio quello di evitare di preoccuparsi troppo e sprecare energie cercando di controllare cose che non sono nel nostro controllo. L’unica cosa che si può fare per questo tipo di eventi è la preparazione; infatti, noi possiamo solo indirizzare i nostri sforzi attraverso le cose che possiamo controllare e poi aspettare che il destino compia il suo corso. Questa dicotomia interessa ogni cosa anche ad esempio i nostri cari, infatti Epitteto ci prepara alla loro perdita in maniera anche abbastanza cruda per poter farci afferrare il concetto che non vanno dati per scontati e che non possiamo controllare il loro destino.
- L’unica cosa
che ci distingue dagli animali, oltre alle nostra maggiori capacità
intellettive, sono le doti di cooperazione sociale. Quindi il monito qui è
che non possiamo comportarci come animali con i nostri simili perché
rappresenterebbe una cosa contro la nostra natura e quindi per i principi
dello stoicismo ancora più sbagliata. Proprio sulla base di questo
possiamo immaginare intorno a noi dei cerchi concentrici dove i cerchi
contengono le persone più care nei cerchi più vicini e quelle più lontane
da noi o addirittura sconosciute nei cerchi più lontani. Per capirci nel
cerchio più lontano possiamo immaginare risieda il resto dell’umanità.
L’obiettivo dello stoico proprio per valorizzare il più possibile la sua
socialità è quello di portare più persone possibili nei cerchi vicini al
nostro io.
- Infine,
dato che la seconda dicotomia fondamentale degli stoici è tra indifferenti
preferibili ed indifferenti non preferibili bisogna vivere con questo
concetto in mente: cercare di evitare le sofferenze e di provare sempre
gioia tranne quando questo va a mettere a repentaglio la nostra integrità.
Disciplina dell’azione
Questa seconda categoria è utile per capire come comportarsi nel mondo e perché
fornisce le caratteristiche chiave per vivere con virtù.
Le virtù ed i valori necessari per farlo sono 4: Saggezza, Coraggio,
Temperanza e Giustizia
Tutte queste sono correlate ed infatti ci consentono di agire in modo
corretto, di non lasciarci andare agli eccessi e di trattare anche gli altri
esseri umani con dignità
A queste forse aggiungerei la Conoscenza e l’Apprendimento che sono dei
valori chiave dato che per lo stoicismo se una persona non fa una cosa giusta
non è detto che sia cattiva ma spesso potrebbe semplicemente peccare di
ignoranza (questo concetto è stato ripreso dalla psicologia moderna con il
termine “Dissonanza Cognitiva”)
Altra cosa importante per quanto riguarda la disciplina dell’azione è avere
dei modelli di comportamento validi perché il loro insegnamento per noi è che
ci fanno vedere come gli esseri umani possono dare il meglio nelle situazioni
più difficili e quindi non possono che incoraggiarci nell’affrontare le nostre
vite sicuramente più semplici.
I consigli utili, infine, per una persona che vuole vivere come uno stoico
sono:
- Essere
consapevoli dell’importanza dell’azione.
- Indirizzare
la nostra attenzione sulle capacità e non sulle incapacità. Per ogni cosa
mai dire che non siamo in grado di farla, ma sempre che siamo in grado di
farla in un certo modo.
- Avere
sempre un piano da seguire nella nostra vita
- aspirare
ad avere sempre un equilibrio interiore tra i desideri, gli obiettivi e le
azioni
- Prestare
attenzione agli ostacoli, chiaramente su quelli che possiamo influenzare
con le nostre azioni. Sono le avversità la palestra della vita.
Disciplina dell’assenso
Questa ultima categoria ci aiuta a reagire alle situazioni o alle emozioni
della vita come la morte, l’amore o l’amicizia.
Per quanto riguarda l’amicizia, possiamo dividere i nostri rapporti in 3
tipologia di amicizia:
- Rapporti di
mutuo vantaggio - ad esempio il rapporto che c’è con un commerciante di
fiducia o con cui si instaura un rapporto amichevole (barbiere ad
esempio?)
- Rapporti
basati sul piacere - cioè un hobby in comune o un posto condiviso. Al
mancare di questo elemento in comune viene a mancare anche l’amicizia
- Fenomeno
Raro, in cui si gode semplicemente della presenza dell’altro senza essere
legati da un elemento esterno.
Esistono categorie analoghe anche per l’amore diviso in quello che si ha
per il coniuge o per i figli in cui si vuole il bene dell’altro, l’amore legato
all’attrazione o al piacere dei sensi ed infine l’amore disinteressato per
amici, parenti o altri membri della società.
Per quanto invece riguarda ad esempio la morte, Epitteto ci invita a non
considerarci diversi dagli altri esseri viventi che comunque vivono questa
esperienza o almeno terminano di vivere con questa esperienza. L’unica
differenza tra noi e le altre specie (forse) è che noi siamo in grado di
pensarci e per questo ne siamo angosciati, ma, tornando ad uno dei concetti
chiave, non possiamo controllarla e quindi non dovremmo neanche pensarci.
Temiamo la morte per ignoranza, se avessimo una conoscenza più completa
probabilmente reagiremmo in maniera diversa.
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